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  • Milan, mister Bee voleva prendere l'Inter

    Milan, mister Bee voleva prendere l'Inter

    Mister Bee ha Milano in testa: voleva già prendere l'Inter. Su Il Giornale in edicola oggi, Franco Ordine rivela un retroscena sul broker thailandese, che è in trattativa con il presidente Silvio Berlusconi per acquistare una quota del Milan. 

    MORATTI DISSE NO - A margine dell'Expo Match di lunedì sera a San Siro, è venuta a galla una curiosità sul conto di mister Bee. Quando Massimo Moratti decise di mettere in vendita il pacchetto dell'Inter attraverso una banca d'affari, Taechaubol, contattato dall'advisor, si fece avanti per proporsi come disponibile a realizzare l'operazione. Prima di accogliere Erick Thohir, il presidente nerazzurro e i suoi familiari, dopo una ponderata riflessione, decisero di respingere al mittente il sondaggio immaginando che si sarebbe trattato di un'operazione di natura finanziaria. 

    RIMONTA CINESE - Intanto i cinesi (cordata governativa) continuano a studiare il dossier Milan e a lavorare sodo per riuscire a formulare un'offerta articolata sui famosi tre punti (valorizzazione del brand in Cina, partecipazione del presidente all'operazione mondiale, rilancio tecnico della squadra) al presidente Silvio Berlusconi in tempo utile. Secondo Il Sole 24 Ore, la famosa dama orientale giunta in visita domenica ad Arcore e passata dai tre santuari milanisti (San Siro, casa Milan e Milanello) sarebbe appunto un'emissaria del governo cinese, un tassello in più per non diffidare assolutamente della pista cinese. 

    MAGGIORANZA - Il gruppo cinese, da più fonti, viene descritto con spalle molto solide e con 'argomenti' robusti e capaci di presentare sul tavolo una quantità tali di garanzie da far tentennare anche un Berlusconi che appena poche ore prima aveva annunciato la decisione di mantenere per sé la maggioranza della società rossonera. Come si legge su La Gazzetta dello Sport, il pressing cinese è talmente insistente che potrebbe produrre una svolta anche in tempi non particolarmente lunghi. I cinesi sono pronti a un rilancio e la loro forte consistenza sta insinuando un dubbio nella testa di Silvio: da quando la dama cinese (si sussurra che possa trattarsi di un emissario governativo) è sbarcata a Milano le certezze si sono assottigliate. Adesso tutto è tornato ad essere oggetto di valutazioni. La cordata cinese sta producendo il massimo sforzo per aprire una breccia in Berlusconi, e chissà che non ci stia riuscendo. Anche il calendario degli ultimi giorni conduce in questa direzione: al doppio incontro sono seguiti contatti e scambi di email continui. Il filo tra Arcore e il gruppo cinese è segnalato in queste ore attivissimo. Ieri una fuga di notizie raccontava di una nuova visita di un emissario a Villa San Martino, che al momento non trova conferme, mentre è previsto tra non troppo (forse già nel fine settimana) un altro appuntamento. I cinesi si stanno dimostrando disponibili al dialogo su tutto, pur restando irremovibili su prerogative e obiettivi: anche se non subito, puntano alla maggioranza della società e resta quindi da capire se accetterebbero di entrare da comprimari, seppure con prospettive di scalata. 

    CONTROPROPOSTA - Allora bisogna fare un passo indietro, tornando al punto di partenza di questa storia: la prima proposta cinese prevedeva un ingresso nel Milan con un pacchetto-lancio tra il 30% e il 40% e la sottoscrizione di un patto di acquisto per aumentarne il peso in società fino a un 70% in 4 anni. Il filo si è interrotto qui ed è da questo snodo che i cinesi hanno riavviato i colloqui, trovandosi di fronte un Berlusconi cambiato e non più intenzionato a mollare la maggioranza. Non è stata ancora definita la controproposta, ma sul tavolo i punti chiave sono due: primo, da Arcore individuano come soluzione migliore l’ingresso con una quota di minoranza (30-40%), così da immettere nel bilancio quei capitali (250-300 milioni) di cui il club ha assoluto bisogno per rilanciarsi. In cambio viene offerto il business per la costruzione del nuovo stadio, che ingolosisce l’immobiliare Wanda Group, dentro la cordata di Pechino. Secondo: uno scenario così secco non trova gradimento tra i cinesi. Insistono sull’accordo per ottenere gradualmente il club entro 4 anni. Ma se la controproposta sarà irrinunciabile, il colpo di scena non sarà più solo una suggestione. «Il brand Milan è forse il più forte del mondo nel calcio: è fortissimo nei Paesi dell’Est, è un peccato non utilizzare questa forza per fare una squadra ancora più forte di quanto non lo sia stata nel passato», ha ricordato Ennio Doris, fondatore del Gruppo Mediolanum, a Ballarò . Silvio però si è isolato da tutti, anche dai suoi fedelissimi storici: deciderà lui, da solo. 

    MR BEE - Intanto il rapporto con Bee è in ghiacciaia. Dal 1° maggio nelle relazioni con il thailandese sembra essere cambiato non tutto ma quasi, spiazzato dalla svolta di Silvio di non volergli più cedere la maggioranza. Le prerogative dell’attracco del gruppo Bee ad Arcore sono state precise dalla prima ora, e lo dimostra il preliminare firmato il 5 marzo a Villa San Martino impostato su una cessione subito del 25-30% con dentro un patto per salire col tempo al 60% per un investimento intorno ai 500 milioni. Le carte sono state ribaltate sabato mattina: Berlusconi ha offerto poco più del 40% valutandolo 300 milioni e minando le certezze dei soci di Bee. Ma, anche qui, non è detta ancora l’ultima parola. 

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