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  • Milan-Inter e lo strano clima fra tifosi: che sia il derby del rispetto prima che derby Scudetto

    Milan-Inter e lo strano clima fra tifosi: che sia il derby del rispetto prima che derby Scudetto

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Esiste solo un derby, in tutto il mondo, in cui gli ultras quasi si abbracciano e invece i tifosi “normali” si prenderebbero a schiaffoni. È il derby di Milano. Miracolo di San Siro dove, sarà per nobile rispetto o più modesta convenienza, tra le due curve vige un patto di reciproca non violenza. Gli ultras milanesi non si guardano neanche in cagnesco. Al limite, non si guardano e basta. Avviene il contrario nel resto dello stadio reale e soprattutto in quello virtuale. In sintesi: al derby di Milano, gli ultrà diventano tifosi normali. E viceversa. Il paradosso funziona da un quarto di secolo, più o meno. Poi arriva un derby di lunedì (prima volta di lunedì nella storia) con allegata possibile/probabile festa scudetto. Sarebbe bello se…

    Sarebbe bello non avere timori. Ma c’è qualcosa nell’aria e sui social che mette un po’ di preoccupazione. Su questo derby è salita una tensione che non si verificava da anni, soprattutto in proporzione al suo concreto valore per la classifica: nulla.

    Fate festa ma senza esagerare è una raccomandazione simile a quando noi boomer eravamo bambini e le mamme dicevano “corri ma non sudare”. La festa è - per definizione - esagerazione. Lo sanno anche i dirigenti. Tipo Zlatan Ibrahimovic che, alla sua più recente celebrazione di uno scudetto, entrò in campo armato di sigaro cubano come una star di Hollywood. Le boccate di fumo non gli tolsero la voce, perché poi salì sul pullman per cantare a squarciagola. Di tutto. Compreso quel coro sconveniente (diciamo così…) per l’ex compagno Calhanoglu.

    Come insegna la canzone preferita di Galliani, certi amori e anche certi cori “fanno giri immensi e poi ritornano”. Ecco. Lunedì tocca a Calhanoglu. Che però tre giorni fa ha consegnato alla tv americana CBS una dichiarazione che il segretario generale dell’Onu non avrebbe potuto far meglio: “Vincere il campionato contro il Milan sarebbe pazzesco. Il derby sarà durissimo, ma spero anche bello e corretto. E mi auguro che anche gli eventuali festeggiamenti siano tranquilli. Ricordo come avevano festeggiato i milanisti in passato. Io invece vorrei restare calmo”. Applausi. Per fortuna che Calha c’è. Ma per sua sfortuna, l’eco di queste dichiarazioni pacifiche è durato il tempo di lettura di un tweet oppure al massimo i 15 secondi di una storia Instagram.

    Sarebbe bello se le due squadre entrassero assieme tenendo per mano uno striscione colorato di rosso-nero-azzurro: “Milano siamo noi”. Sarebbe magnifico se i giocatori si mischiassero durante l’inno della Lega. Sarebbe straordinario se fosse una festa di pace, anziché un derby di rivalità e veleni. E sia chiaro: la rivalità ci sta, i veleni no.

    Derby, dunque: che fare? Abbassare i toni, l’attesa, le aspettative. L’Inter è sicura dello scudetto perfino più di quanto lo sia il Milan del secondo posto. Non è in gioco la supremazia cittadina, perché le ultime sfide sono stati tutte appannaggio della squadra che adesso vince lo scudetto. Questo derby può invertire un po’ la tendenza, ma non cancellare la storia, almeno quella recente. 

    Esiste un solo derby in cui c’è il rischio che il pubblico delle tribune faccia più casino delle curve. E che i giocatori in campo si comportino peggio dei tifosi. È il derby che per la prima volta si gioca di lunedì, senza alcuna concorrenza sportiva e assoluta visibilità mondiale. Fate festa senza esagerare. E se non garantite di stringervi la mano a fine partite, almeno abbracciatevi prima che inizi. Buon derby. E che sia la Festa del Rispetto, prima ancora che la festa dello scudetto.

    @sandrosabatini

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    Alerossonero
    Alerossonero

    Beh,di regali lui se ne intende!

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