Juvemania:| Nel segno degli Agnelli
Ieri Andrea Agnelli ha fatto visita alla squadra a Varese. Il neopresidente della Juventus ha parlato con i giocatori, li ha motivati in vista della prossima stagione, ed ha messo a punto con Marotta le strategie per gli ultimi colpi di mercato.
"La mia designazione è la testimonianza dell’unità della famiglia", aveva detto a fine aprile, il giorno della sua designazione. Una nomina accolta con entusiasmo: gli Agnelli finalmente si riprendono la Juve, il commento dei tifosi.
Andrea è il figlio di Umberto e Allegra Caracciolo; l'ultimo uomo a portare il nome di famiglia.
Il dubbio però resta: il giovane Andrea ha lo stesso piglio del padre e lo stesso carisma dello zio?
Un nome, anche se pesante, a volte può non bastare.
Nel post calciopoli quello che ha fatto più male non è stato l'addio dei campioni o la retrocessione, ma l'assistere impotenti ad una società allo sbando, senza un condottiero in grado di prenderla per mano, trarla in salvo e difenderla dagli strali di tutta l'Italia pallonara. Cosa sarebbe successo se nel 2006 ci fosse stato ancora l'Avvocato? Difficile dirlo. Una cosa però è certa, lui non avebbe mai abbandonato la barca che stava affondando "Si può far tutto, ma la famiglia non si può lasciare. E la Juve fa parte della mia famiglia", amava ripetere. Per Gianni non esistevano intoccabili, contava solo la Juve. Così Baggio era un "coniglio bagnato" e Del Piero da "Pinturicchio" diventava "Godot". Però all'occorrenza sapeva anche coccolarli i suoi campioni. "Sivori è più di un fuoriclasse, per chi ama il calcio è un vizio". Di sicuro l'Avvocato non avrebbe tollerato a lungo un ruolo da comprimaria per la sua Juve. La mediocrità non gli apparteneva. La Juve, e sopratutto i suoi tifosi, hanno bisogno di sentire nuovamente una dirigenza presente, forte e decisa nei momenti in cui ci sarà bisogno di alzare la voce, di difendere la squadra o di strigliare chi disonora la maglia. Per questo Andrea non può e non deve fallire.