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  • Violamania: accorciare lo spread

    Violamania: accorciare lo spread

    • Luca Cellini
    La cosa che sorprende maggiormente l’indomani la terza sconfitta consecutiva in campionato per la Fiorentina guidata da Vincenzo Montella, la seconda di fila fra le mura amiche del Franchi,è la reazione isterica di media ed addetti ai lavori vicini alle cose di casa viola nell’analizzare il momento della formazione gigliata capitanata da Manuel Pasqual. Chi a febbraio e marzo scorso si è colpevolmente unito alla folla di persone che attendeva la formazione viola dopo i successi soltanto parziali contro Juventus in coppa Italia o Roma in Europa League, tanto per fare degli esempi; oggi ha aperto un vero processo del ‘tutto contro tutti’ che racconta di una Fiorentina senza futuro, senza speranze, senza basi solide da cui ripartire. E se per i tifosi tali tipi di reazioni possono essere parzialmente giustificabili dietro al fatto che molto spesso proprio il supporter vive di fede cieca, e che soprattutto è all’oscuro, non sempre e soltanto per colpa sua, delle dinamiche del giorno dopo giorno di una società di calcio; quello che non si capisce è perché chi doveva denunciare ed evidenziare manchevolezze nel club guidato dalla famiglia Della Valle, non lo ha fatto, ed oggi spara a scoppio ritardato, cercando soprattutto la benevolenza di chi ha il cuore gigliato.

    La fotografia di questo momento della Fiorentina l’ha fatta molto lucidamente il fresco ex direttore tecnico Eduardo Macia: il bicchiere è colmo, questo gruppo di giocatori ha dato il massimo, quindi o si compra un recipiente più grande e si fa entrare nuova acqua dentro, ovvero si fanno acquisti di prima fascia, o si svuota il recipiente e si riparte da zero. Proprio l’uscita di scena di una delle poche teste pensanti che hanno attraversato il nostro calcio in tempi moderni, visto le conoscenze specifiche dimostrate di avere dal classe ’74 iberico, la sua capacità dialettica di raccontare il pallone moderno e soprattutto le idee innovative che ha messo in atto e avrebbe ulteriormente fossero realizzate su scala nazionale, è stato fatto ben più grave delle tre battute d’arresto consecutive della rosa guidata da Montella. Perché quando va via un uomo come Eduardo Macia, non ci possono essere persone degne, soprattutto in corso d’opera, che ne possono sostituire i compiti dietro la scrivania e nel contatto quotidiano fra società, squadra e tifoseria.

    Era impossibile da non pensare che la Fiorentina, impegnata fino ad un mese fa su tre fronti, non pagasse un calcio mercato estivo, quello scorso, degenerato ed illusorio, senza un filo logico e privo di criterio tecnico ed economico, che ha portato ad un passivo nell’ultima chiusura di esercizio di bilancio annuale di oltre 30 milioni di euro. Non potevano bastare gli acquisti low cost di Gilardino e Diamanti, uniti all’operazione Salah, frutto dell’ennesimo accordo con un procuratore ed intermediario amico della società gigliata, a sanare le manchevolezze di una rosa che ha compiuto un miracolo tecnico anche soltanto ad essere arrivata fra le quattro squadre che si contenderanno nel prossimo mese la seconda competizione per club a livello europeo.

    Detto che la stagione è tutt’altro che finita, che ci sono sei partite di campionato da onorare fino in fondo, in cui arrivare a qualificarsi per le prossime competizioni continentali e’un obbligo, altrimenti si tratterà di un fallimento di tutta la realtà Fiorentina, e non solo di una sua singola componente; la garanzia per il futuro deriva dalle parole di Vincenzo Montella che nell’ultimo periodo non ha fatto altro che dare rassicurazioni sul suo futuro e la voglia di investire del club. Del resto la famiglia Della Valle non può nascondersi al termine del suo tredicesimo anno da proprietari viola dietro gli errori di qualche singolo, per un’annata in cui non si saranno eventuali portati a casa risultati concreti. Comunque vada a finire questa stagione, la cosa più importante a cui si deve pensare, e siamo certi che ciò stia già avvenendo, a Casette d’Ete come a Firenze, è come accorciare lo spread fra ciò che si promette a parole e ciò che si ottiene poi come traguardi. Perchè bastava notare la distanza di dichiarazioni fra ciò che diceva Andrea Della Valle il 28 agosto scorso che parlò di “mercato più importante della mia gestione societaria, abbiamo l’obbligo adesso di dover lottare fino in fondo per la Champions League” e le parole del tecnico gigliato Montella che disse “a me è stato chiesto di arrivare nelle prime sei posizioni”, per capire come il differenziale prima o poi avrebbe presentato il suo conto.  
     

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