C'era una volta il Parma, quello dei campioni: Buffon, Zola, Asprilia, Inzaghi. Era il Parma che battagliava con la Juve su tutti i fronti, in campionato e in Europa. Il "Tardini" sognava: ora i ducali sono sull'orlo del baratro. Una situazione che si è creata in sette anni di spese, transizioni e plusvalenze che hanno di fatto dato una ritoccatina fittizia al bilancio del club emiliano. Un disastro finanziario di quasi 200 milioni di euro che la commissione di vigilanza delle società calcistiche comunica subito alla FIGC. L'unico provvedimento preso è la non partecipazione all'Europa League, ma l'iscrizione al campionato, quella, viene concessa. Secondo i dati raccolti da Il Fatto Qutidiano, che sarebbe entrato in possesso della relazione stilata dai tecnici che hanno controllato i libri contabili del Parma, pesano i debiti con i fornitori che ammontano a 33 milioni di euro; 47 milioni sono quelli finanziari e tributari. Passivi in bilancio che si vedono nel calcio italiano, ma che poi alla fine vengono ripagati dai presidenti che cacciano il denaro di propria tasca. A mandare il Parma in una spirale negativa verso il fallimento ci ha pensato il numero indiscriminato di compravendite, 1382, che hanno fatto balzare l'indebitamento lordo della società del 1200%. Storie di sogni e di tramonti, basterà l'hashtag #saveparma a risollevare le sorti del club emiliano? Il "Tardini" una volta era un'isola felice, ora invece è l'isola che non c'è.
