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Sabatini: Zanetti, una vita da film

Sabatini: Zanetti, una vita da film

VHS: adesso che devo raccontare questa storia, sono andato su Google a cercare cosa significa. Video Home System, e non lo sapevo. Le chiamavamo videocassette o “VuAccaEsse”. E per fortuna l’italinglish era una lingua ancora sconosciuta, altrimenti avremmo detto che Van Basten, Zanetti e Zidane sono sono arrivati grazie a tre “ViEichEs”. Suona male, non è la stessa cosa. Li avremmo un po’ sciupati. Una videocassetta fece innamorare Berlusconi di Van Basten, un’altra fece scoprire Zidane a Gianni Agnelli che poi ordinò a Moggi di prenderlo, da un’altra ancora nasce la storia che è appena diventata un film: Javier Zanetti.

Moratti vide una partita dell’Argentina under 21. Gli avevano consigliato di guardare Ortega, il 10, uno dei tanti presunti “nuovi Maradona” della storia. Piccolino, sveltino, leggerino. Bravino, ma… Ma Moratti si entusiasmò per il numero 4, il “laterale della difesa” si direbbe oggi. Testa bassa, ne scartava un paio, avanzava, non lo buttavano mai giù e poi passava il pallone al compagno più vicino. Una, due, tre volte e quell’attivissimo cinquantenne che era appena diventato presidente dell’Inter smise di contare le azioni di questo 4. Il “terzino destro”, disse semplicemente Moratti. Come si chiama? Zanetti. Ah! Compratelo perché sembra forte.

Così forte, e così infinito, non lo immaginava nessuno. Ma all’allenatore Bianchi bastò un attimo per intuire che sarebbe stato meglio dell’altro acquisto, Rambert, che era reduce da un infortunio e appena in calzoncini mostrò una gamba molto più secca dell’altra. Zanetti aveva invece quadricipiti impressionanti. Muscoli che si notavano a vista d’occhio. Come il cuore, che si intuiva. Così, all’intuito di un presidente ormai d’altri tempi, Moratti, è legato il destino di Zanetti che adesso è diventato addirittura un film. Ed è strano che il binomio cinema-calcio, oggi rappresentato da tipi ruggenti come De Laurentiis e Ferrero, venga “turbato” da una presenza docile, tranquilla, ben pettinata e serena. Quella di Zanetti, ultraquarantenne come i VHS, ma con la faccia ancora giovane. Magari perché a forza di correre il vento gli ha fatto il lifting alle rughe.

Personaggio da film per famiglie perché sempre corretto, educato, mai rabbioso… Santo subito? Be’, non esageriamo. Qualche peccatuccio l’avrà commesso anche lui. E magari ne sorriderà segretamente, con l’autoironia di chi proprio non ci sa fare, quando c’è da comportarsi male. Ricorderà, per esempio, l’unico rosso diretto della sua carriera: Inter-Parma di Coppa Italia 1999. Arbitro il sanguigno Braschi. La squadra protesta. Tutti attorno all’arbitro. Zanetti applaude ironico e dice, con accento argentino: “Bravo Bracchi, bravo Bracchi”. Rosso diretto! E pazienza se gli argentini Braschi non lo sanno pronunciare. Via la "s" e doppia "c": dicono Bracchi. Sempre Bracchi, anche se si impegnano.

Non fa sorridere uno che viene espulso per aver detto bravo e aver applaudito l’arbitro sbagliandone anche il cognome? Sì, dai. Come uno che doveva essere un cortometraggio, Ortega, e invece è diventato un film: Zanetti. Grazie al VHS, quelle videocassette che in verità si noleggiavano proprio per non andare al cinema.

 
Sandro Sabatini (giornalista Sky Sport)

Web: sandrosabatini.com  -  Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial

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