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  • Pernambuco: Juve smontata dal mercato

    Pernambuco: Juve smontata dal mercato

    C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico. Diciamo "quasi" antico, perché quello che rappresenta oggi la Juve era stato previsto lucidamente mesi fa. Un mercato cervellotico, confuso e temerario ha letteralmente smontato una squadra per quattro anni prima in Italia e, nel 2015, seconda in Europa. Lo diciamo non con il senno di poi, ma con il senno di allora.

    La critica inneggiò a Khedira, a Dybala, all'armadio slavo, a Rugani, tacendo sulla frettolosa, improvvida cessione di Vidal, sulla pericolosa unicità di Marchisio senza sostituti in regia. Vanamente  si sussurró che Mandzukic era un doppione (in peggio) di Llorente e che la vocazione di Dybala recitava "prima punta in contropiede". Nota poi l'eterna convalescenza di Khedira. Dovevano arrivare giocatori risolutivi e, in tutta fretta, son giunti scarti "eccellenti “dall’Inter e dal Chelsea: una mezz'ala, come giustamente si diceva un tempo, dal piede delizioso e dal raggio d'azione limitato, un giocatore delicato quanto felpato e un laterale veloce, ma anarchico, innamorato del dribbling. Questi due, pescati all'ultimo minuto, più frutto dell' ansia che del calcolo, faranno spiccare il salto ad una squadra che imposta male e filtra peggio? Tutta la responsabilità finirà su Lemina? Come han già tentato di fare col povero Pogba a cui è stato chiesto di fare, in una sola partita, il centrocampista, il trequartista, la punta e, dulcis in fundo, a lui un lungagnone con la botta da fuori di tirare i calci  d'angolo (vedi Udinese in casa).

    Un capolavoro di smontaggio, quello juventino, per altro costosissimo. La Juventus, infatti, chiude questa fase del mercato con un passivo, tra acquisti e vendite, di 67 milioni di Euro, il più alto in Italia.

    Gli appelli alle "palle da tirar fuori" di Bonucci, le flemmatiche dichiarazioni  di Allegri (cui va dato atto di possedere un'imperturbabilitá  degna di Buster Keaton) circa il fatto che "tutto è lucidamente sotto controllo" sono pannicelli caldi non perché la Juve sia in media retrocessione, ma perché non ha mostrato uno straccio di gioco e in 90 minuti ha tirato due volte nello specchio della porta.

    I giocatori non hanno alcuna responsabilità. Dimostrano la grinta di sempre, ci provano, corrono, ma non sanno più chi sono. Merito di un allenatore capace di allenare squadre altrui (la Juve di Conte  arricchita di Morata), non  la propria, quella che si è costruita, con Padoin al posto di Pirlo e Sturaro al posto di Vidal. Come si può pensare di sostituire un attaccante agile, coraggioso, veloce come Tevez con un centravanti grezzo che ha nella massa (peso+velocità) ma non nei piedi la sua arma? Come si fa a snaturare un talento da attaccante puro quale quello di Dybala,  facendolo partire dalla difesa? Come permettere di lasciare al solo Marchisio il compito di sostituire  Pirlo, esponendosi  fatalmente  al rischio  infortunio?  Si fa, si fa, mandando al macello il povero Padoin, "un soldato che può fare il guardiano  del bidone di benzina" (come recita la Gazzetta dello Sport), non lo stratega o dicendo a Sturaro di fare Vidal.

    La timidezza ancestrale di Allegri ha poi relegato Pereyra in panchina, sperando in chissà cosa. Buffon ha salvato la squadra in campo, ma non davanti ai microfoni. Non è la Roma ad essere migliorata, come ha detto lui, bensì la Juve ad essere peggiorata.

    A risollevarla non pensiamo possa essere l'elegantissimo Hernanes, protagonista di quella favola sbagliata che s'intitola il  "Trequartista", scritta da Allegri.

    Più che pazienza il sostantivo del futuro bianconero sembra sofferenza. Facciano attenzione i romanisti: aver sconfitto sonoramente questa squadra non vuol dir molto. Uscendo dall’Olimpico, un tifoso juventino melanconicamente arguto si rivolgeva ai tifosi della Magica cosi: "Perché festeggiate tanto? In fondo avete battuto l’ultima in classifica!".

    Fernando Pernambuco 

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