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  • Pernambuco: Juve e Milan, ci vuole pazienza

    Pernambuco: Juve e Milan, ci vuole pazienza

    Le grandi fanno flop! E’ questa la chiave interpretativa di molti articoli e interventi dopo la prima di campionato. Non c’è che dire. E’ l’elemento che balza agli occhi, ma con qualche distinguo. Fummo facili profeti a dire che le tournée esotiche (Americhe , Asia…) fruttano qualche soldo, però sono dannose. Per  un pugno di Euro e di magliette vendute si affrontano climi  torridi, viaggi estenuanti, campi impraticabili e soprattutto se ne esce con idee confuse. Prendete “l’autostima della Juve” cresciuta a dismisura dopo una partita bizzarra e “inesistente” contro la Lazio. Il Milan sembrava rinato molto “auto stimato” anch’esso. La Roma idem. 

    Fatto sta che ormai da tempo le “provinciali” si presentano ai nastri di partenza quasi al massimo della condizione fisica, fanno catenaccio e aspettano il lancio buono: vedi Verona e Udinese. La Fiorentina ha fatto una preparazione di pura concentrazione e ha trovato un allenatore che sa unire motivazione e acume tattico, mentre il Milan si “beava” con un sergente di ferro, che difficilmente ha mostrato fino ad ora di saper dare un senso tattico alle sue squadre.

    Fummo facili profeti anche nel relativizzare verso il basso il mercato juventino, basato di fatto su una girandola poco comprensibile e su una tempistica sfasata. Smontato il centrocampo con la vendita repentina di Vidal e sostituito un centravanti agile con un armadio volonteroso ma prevedibile, si è reso Marchisio insostituibile. Pogba ha dimostrato di non avere il carisma da direttore di orchestra e Padoin regista segnala che è meglio avere in quel ruolo un Pirlo quarantenne. D’altra parte gli Juventini non facevano che ripeterlo, ma si sa, il tifo è cieco come l’amore. Buffon predicava ai venti quando diceva, parafrasando una vecchia canzone, “non sempre si può vincere”, mentre gli altri a turno parlavano di “ amalgama da trovare”. Oggi si paragona Alex Sandro a Roberto Carlos mentre a destra arriva un driblomane anarcoide come Cuadrado. E si continua a sognare un trottatore come Gundogan. Coman è un fragile danzatore,  Dybala potrebbe essere un problema perché ancora non è in grado di affrontare le difese schierate con giocatori che raddoppiano o triplicano. Forse ancor più della prestazione della Roma, la prestazione della Juve è stata imbarazzante: con possesso di palla doppio rispetto a quello degli avversari non è riuscita a far fare una parta vera al portiere dell’Udinese, il quale, disperato, ha pensato bene di tuffarsi platealmente anche su tiri centrali che andavano a venti all’ ora. Comunque si rassegnino i seguaci bianconeri. Ormai lo slogan è stato coniato da Allegri: trattasi di anno di “transizione”. Verso dove non si sa.

    Una Roma furente ha rimediato in extremis una partita che poteva perdere, complici cambi incomprensibili e un’incapacità di cambiare registro. Così come l’Udinese, il Verona rispolvera un San Catenaccio che esalta modestia e concentrazione. Quella modestia e concentrazione di cui avrebbero bisogno le grandi (Juve, Milan, Inter, Roma stessa) apparse confuse e spaesate. Davvero non sembrano in grado di fare la partita come vorrebbero. Tralasciando la scena internazionale, consigliamo loro di schierarsi con l’8-2 o con il 9-1. E’ un anno di transizione appunto, pareggi e sconfitte impreviste alla prima giornata possono essere un bicchiere mezzo pieno e rappresentare un sveglia salutare. Il fatto è che  col “mezzo o mezzo vuoto” bisognerebbe smetterla e andare a vedere cosa si dovrebbe bere. Per ora non sembra né Barolo, né Champagne.


    Fernando Pernambuco

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