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Del Piero, stasera il ritorno allo Stadium

Del Piero, stasera il ritorno allo Stadium

I vip del calcio sono maestri nell’arte del dissimulare. Sottoposti alla lente d’ingrandimento delle televisioni e, in generale, di media sempre più invasivi, si difendono non solo con la manina educatamente portata davanti alla bocca per nascondere non colpi di tosse ma parole sincere, altrimenti gettate in pasto all’opinione pubblica. E non solo ricorrendo alla pratica, sempre meno condivisa, del silenzio stampa.

I più abili vanno oltre, riescono a sdoppiarsi: da un lato la versione autentica, per pochi intimi; dall’altro quella politically correct, ad uso e consumo delle telecamere. Salvo incidenti tipo le telefonate intercettate di Lotito, che portano alla luce verità vere che colpiscono, lasciano il segno.


Tutto questo per dire che ogni racconto può contenere più di una versione. Prendiamo ad esempio la vicenda dell’addio di Alessandro Del Piero alla Juventus. Il 13 maggio del 2012, allo Stadium contro l’Atalanta (una festa scudetto particolarmente ricca di pathos) il numero dieci segnò il suo ultimo gol con la maglia bianconera. A fine gara fece un memorabile giro di campo per raccogliere le emozioni di un’epica standing ovation, e tolse il disturbo.

Ancora oggi è difficile dare un senso a quell’addio. Per il capitano di mille sfide, protagonista di 705 presenze e 289 reti, sarebbe stato logico prevedere un epilogo diverso. Con un ruolo magari nel club, da dirigente. E invece fu separazione, netta. Con Alex che si inventò un futuro da ambasciatore del calcio d’Australia per unire i vantaggiosi risvolti di un ulteriore contratto e di una “scelta di vita” nuova. Seguirono polemiche e prese di posizione da parte dei fan, divisi tra quelli che non compresero la svolta australiana - e poi indiana - dell’ex campione, e quelli che invece iniziarono a rimpiangerlo.

Quasi subito la spaccatura all’origine dell’addio era sembrata quella con Andrea Agnelli. Le trattative per un ultimo rinnovo del capitano non erano sostanzialmente mai cominciate e a un certo punto il presidente era uscito allo scoperto troncando la questione con l’annuncio unilaterale di quella che sarebbe stata “l’ultima stagione di Del Piero alla Juventus, come da contratto”. Un fatto da interpretare come una velenosa risposta alla precedente presa di posizione dello stesso Alex, il quale in occasione della disputa contrattuale dell’anno precedente aveva messo spalle al muro la società dichiarando in un video: “Sono pronto a firmare in bianco” e costringendo di fatto un contrariatissimo Agnelli a rinnovare un contratto sul quale invece erano già emersi dubbi di opportunità.

Insomma, una situazione non idilliaca.  Ma forse non abbastanza da incidere sulla successiva chiusura ad Alex per un ruolo da dirigente che gli avrebbe permesso di restare nell’ambito del club per il quale aveva raggiunto, a suon di gol, lo status di “bandiera”.C’era forse dell’altro: quel feeling mai eccellente tra lui e Antonio Conte, aldilà delle dichiarazioni ufficiali. Come detto, spesso non rappresentano i pensieri più autentici.


Facciamo un passo indietro, anzi due, alla stagione 2001-2002: Marcello Lippi è appena tornato alla guida della squadra, Conte finisce spesso in panchina e la sua fascia di capitano viene data dall’allenatore proprio a Del Piero. Dall’autobiografia di Conte: "Mi viene tolta definitivamente la fascia di capitano per consegnarla a Del Piero. Peccato. Mi sarebbe piaciuto essere io a fare questo storico passaggio di consegne, piuttosto che doverne prendere atto e basta". Al momento del primo approdo in bianconero, nel ’94, Lippi aveva invece detto a Conte (sempre da “Testa, cuore e gambe”): “Antonio, da quanti anni sei qui? Cinque? Sono tanti, perché sai, sto pensando di affidarti la fascia di capitano”.

Altro flashback, alla stagione 2006-2007, trascorsa dalla Juventus in serie B. L’anno simbolo dell’orgoglio bianconero recentemente citato da Buffon, quello dei campioni (non tutti) che accettano di scendere di categoria. Del Piero è più che mai il capitano, Conte è allenatore emergente ad Arezzo. Il primo incrocio avviene all’Olimpico di Torino: la Juve guidata da Deschamps va a segno con Trezeguet e Palladino, i toscani trovano il pareggio grazie alla doppietta di Martinetti nei minuti finali. Un favore? Macché. Secondo incrocio nel ritorno, quando il successo per la Juve vale la promozione con tre turni di anticipo e per l’Arezzo la quasi retrocessione: finisce 5-1 per i bianconeri, Del Piero firma implacabile una doppietta. Per Conte e l’Arezzo ci sarebbe un’ultima chance, legata al risultato dello Spezia che nel turno di chiusura fa visita proprio alla Juve. Se gli ex compagni di Antonio battessero i liguri… Ma la Juve, affidata a Corradini, è incompleta e demotivata. Del Piero gioca ma non segna, la rete del 3-2 per gli ospiti la firma un certo Padoin (è Nicola, non Simone). Un furibondo Conte dixit: "C’è profonda delusione, profonda amarezza, rispetto tanto i tifosi bianconeri ma ho poco rispetto per la squadra". Poi ironico: “Siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito!“.

Del Piero tira dritto, fino all’ultimo incrocio, quando il Conte allenatore della Juve da ricostruire e rilanciare lo ritrova sempre capitano ma non più al top della condizione. La fascia non si tocca, il ruolo da titolare sì. Le panchine per il numero dieci infatti non mancheranno e quando si tratterà di dire l’ultima parola sul futuro di Del Piero, il tecnico - fautore del gruppo prima di tutto - non sarà conciliante. Sarebbe stata una presenza ingombrante.

Adesso, un anno dopo la fine dell’era vulcanica di Conte, Alex Del Piero ha appena annunciato che tornerà allo Stadium: lo farà per partecipare, stasera, a una partita per beneficenza, d’accordo, ma intanto sarà la prima volta da quel 13 maggio del 2012. E questo dopo un riavvicinamento virtuale con lo stesso Andrea Agnelli, che non più tardi di qualche mese fa ha indicato (pungendo Tavecchio) proprio in Del Piero l’uomo giusto su cui investire per la riorganizzazione del calcio italiano. Forse un’anticamera di quello che dovrebbe essere un evento scritto nel destino: il ritorno del numero 10 a casa Juve, senza Conte.



Luca Borioni
@LucaBorioni


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